3-mauro-corona-la-via-del-soleNessuno è tanto annoiato quanto un ricco. E se questo ricco è giovane, fortunato, bello e con la passione ossessiva per il sole, tanto da potersi permettere di spostare le montagne, allora questa noia che non perdona può essere la condanna della ragione e della Natura. Si tratta di una storia incredibile, quella raccontata da Mauro Corona nel suo ultimo coinvolgente La via del sole: quella di un giovane ingegnere che decide di ritirarsi, in montagna in una baita dorata e all’avanguardia tecnologica, per stare più vicino al sole. Peccato che ogni giorno qualcuno o qualcosa si diverte a mettere i bastoni fra le ruote alla felicità di qualcun altro. E questa volta non si tratta di un semplice nemico o rompiscatole spuntato dal nulla ma di una montagna, della montagna, quell’immenso e torvo monolite che si permette di afferrare il sole per la giacca e di farlo tramontare prima del previsto, di toglierlo allo sguardo di quel giovane mai sazio di quella luce calda e avvolgente. Senza quel monte impertinente che disturba, lui potrebbe avere un’ora di sole al giorno di più. Come osa, come si permette di poterlo scontentare, lui che tutto può, lui che tutto ha, lui che tutto ottiene quando vuole. Quella luce inciampa in una guglia e sparisce prima del dovuto. Non ci siamo, non va bene per nulla. Allora quel monte malandrino va spostato. Quell’ostacolo va rimosso. Per sempre. Non importa se a qualcuno piace il tramonto. Lui vuole luce. Ecco allora che una squadra di disperati, assoldata da chi crede di poter davvero tutto, si mette all’opera per far sparire quel maledetto picco. Ma un picco lascia spazio ad un altro e mentre il ricco giovane osserva quella brutale demolizione, all’urlo “la montagna mi toglie il sole, io tolgo lei”, ecco che un’altra roccia spunta, e poi un’altra e ancora un’altra, man mano che quei pezzi di natura cadono sotto le picconate altre ne spuntano, si guadagna un po’ di sole ma i monti sono sempre là. Sole-rocce-sole-rocce. Fino alla follia. Mentre Francisco, uno scrittore cileno, osserva l’uomo che ha deciso di spianare la via del sole, per redigere una storia, quasi una coscienza viva che osserva una vicenda che sa di allucinazione e che non perdona. Non basta pagare per averla vinta sulla Natura. Si affonda. Alla fine vincerà lei. Comunque.

Mauro Corona, La via del sole, Mondadori, 2016, 160 p