Che la città eterna non brilli per efficienza in mobilità è cosa risaputa, ma è necessario quanto urgente trovare soluzioni, per i cittadini ma soprattutto per i loro polmoni. Secondo il Rapporto Kyoto Club-CNR IIA sulla mobilità delle principali città italiane, a Roma il 66% dei trasporti avviene con mezzo privato (auto o moto), percentuale altissima se si pensa che per esempio a Città del Messico questa modalità copre solo il 23%.
Negli ultimi tempi, le mancanze dei trasporti pubblici sono state compensate dai mezzi privati e soprattutto dai servizi di car-sharing, in qualche modo ci si dovrà pur muovere. Questo, però, ha alimentato ancora di più il traffico e l’inquinamento, avendo aumentato il numero di veicoli in circolazione ed essendo la maggior parte delle macchine sharing a benzina. Mentre tutte le maggiori città hanno integrato i propri servizi di trasporto con il bike-sharing, a Roma ad eccezione di qualche motorino o micro-car elettrica, lo sharing sostenibile non ha ancora preso piede.
Un breve excursus sulla triste storia del bike-sharing romano: il primo tentativo di bike-sharing fu avviato nel 2008 ma ebbe vita breve. Nonostante l’iniziale entusiasmo collettivo, infatti, nel giro di poco tempo problemi amministrativi e soprattutto lo scarso rispetto dei cittadini nei confronti del servizio hanno distrutto il parco bici disponibile. A dieci anni di distanza, alla fine del 2017, l’azienda Obike ci riprova. Stavolta il bike-sharing non dura nemmeno un anno e l’ignoranza di pochi priva tutti i cittadini di una soluzione comoda e sostenibile. Persino il Tevere viene violato dalla stupidità di alcuni, ma la cosa più grave è che Roma torna ad essere una delle capitali meno eco-friendly d’Europa.
Fortunatamente però, la società americana Lime non si fa intimidire e dopo Torino ha deciso di sbarcare con lo sharing di monopattini elettrici anche a Milano e a Roma. Se per Milano, dove tra l’altro la società Helbiz ha già tentato l’esperimento, l’esito di questo tipo di sharing non è così imprevedibile, per Roma lo è eccome.
Sebbene i sette colli, le celebri buche e l’assenza di una soddisfacente rete ciclabile non rendano Roma la città più indicata per gli spostamenti con mezzi leggeri, il monopattino potrebbe rappresentare la svolta attesa. Con una cinquantina di km di autonomia, una velocità massima di 24 km orari e, nel caso di Parigi, un costo di 1€ a noleggio più 15 centesimi per ogni minuto di utilizzo, il monopattino è già in uso in molte città nel mondo. Si potrebbe essere scettici per la pericolosità, ma la bassa velocità probabilmente lo rende non più pericoloso del motorino. Infatti, se riesce ad essere funzionale in città grandi come Londra o intense come Città del Messico, perché non dovrebbe andar bene anche per Roma?
È chiaramente un servizio limitabile solo ad alcune zone della città per questioni di sicurezza, ma non per questo va ostacolato. Anzi, va accolto come una delle tante soluzioni di cui avremmo bisogno. Con una giusta campagna di sensibilizzazione si potrebbe, inoltre, convincere cittadini, turisti e fruitori occasionali ad avere rispetto del servizio a disposizione, sperando in un futuro con tanti diversi tipi di trasporto sostenibili integrati tra loro.
Alleggerendo il traffico e risolvendo i problemi di parcheggio, il monopattino potrebbe dunque rappresentare una soluzione economica e sostenibile alla mobilità urbana, per arrivare a lavoro puntuali, non affaticati e pure divertiti.