Quando il sindaco revoca la possibilità di edificare 600 alloggi su un’area di pregio paesaggistico, non solo riceve delle minacce ma viene colpito anche una richiesta di risarcimento di 47 milioni di euro. Succede a San Lazzaro di Savena, comune bolognese di 30mila abitanti, e il sindaco e sfortunata protagonista di questa storia si chiama Isabella Conti.

di Maurizio Bongianni
BioEcoGeo_Isabella_ContiAndiamo con ordine. Nel 2007 l’ex-sindaco Marco Macciantelli accorda a una coordata di cooperative la possibilità di realizzare 582 alloggi su un’area di 260mila mq di campagna: un complesso che comprende grattacieli di 9 piani, giardini, scuole, edifici e che viene subito ribattezzata “la colata di Idice”, dal nome della ricca frazione agricola in fronte al Parco dei Gelsi sulla quale dovrebbe sorgere il mega-insediamento.

Negli anni successivi si sono alternate le proteste guidate da comitati locali, iniziative e petizioni per contrastare le abnormi previsioni di espansione urbanistica in una zona lontana dai servizi.
Nel 2014 cambia giunta e la nuova sindaca Isabella Conti, con il supporto del consiglio comunale, decide di revocare quella possibilità precedentemente accordata revocando il Piano Urbanistico Attuativo per quell’edificazione. Da una parte il primo cittadino appena insediatosi dice di voler puntare sulla rigenerazione urbana e sulla tutela del territorio, dall’altra blocca l’iter dell’opera perché i costruttori non rilasciano le fideiussioni a garanzia delle opere pubbliche e di urbanizzazioni previste del Piano urbanistico.
La risposta da parte dei proponenti non si fa aspettare: partono le intimidazioni e le minacce nei confronti della sindaca tanto che la Procura, un anno dopo, apre un’indagine iscrivendo nel registro degli indagati 6 persone tra cui un altro già sindaco di San Lazzaro, Aldo Bacchiocchi, e l’ex presidente del collegio dei revisori del Comune Germano Camellini. Gli altri indagati sono Simone Gamberini, direttore generale di Legacoop Bologna (ed ex sindaco di Casalecchio di Reno); il sindaco del Comune di Castenaso, Stefano Sermenghi; l’imprenditore Massimo Venturoli, amministratore della Palazzi, una delle società coinvolte nell’insediamento. Di uno ancora non si conosce l’identità.

Ma questo non basta per fare pressione sulla Conti: i promotori immobiliari della lottizzazione depositano al Tar una richiesta di risarcimento danni contro l’amministrazione comunale, richiesta – giudicata un’intimidazione vera e propria – di 47 milioni di euro.
BioEcoGeo_san_lazzaro_Ci sarebbe poi anche l’aspetto sollevato nel 2013 dal consigliere comunale Massimo Bertuzzi della lista civica Noi Cittadini, lista particolarmente attiva nella difesa del suolo. In un esposto depositato presso la Procura di Bologna Bertuzzi evidenziava la compravendita di una parte di quei terreni per un milione di euro nel 2007, quando ancora quei terreni non erano destinabili all’espansione urbanistica secondo le previsioni vigenti comunali e provinciali. Infatti, cinque mesi prima della delibera comunale che trasformò i terreni agricoli in edificabili, fu versata una cifra di 235mila euro per ettaro, cifra cinque volte superiore a quella prevista dal mercato per le aree rurali, corrispondente invece a 38mila per ettaro. Nell’esposto, Bertuzzi chiedeva di far luce su una compravendita poco chiara e che coinvolgeva diverse cooperative, tra cui la Cesi di Imola e la bolognese Coop Costruzioni. «O si tratta di un incauto acquisto, oppure qualcuno aveva la sfera di cristallo per saper che presto quelle zone sarebbero diventate edificabili» scrive Bertuzzi nel documento.
Non è finita: nella denuncia si faceva riferimento anche all’ex-assessore all’Urbanistica, Leonardo Schippa, che riceverà proprio da una delle società coinvolte nel mega-affare l’incarico per i lavori di realizzazione di un asilo nido nel quartiere di Borgo Panigale a Bologna. «Ingegnere, assessore e direttore dei lavori alle dipendenze di una impresa di costruzioni» scrivevano i giornali. Un conflitto d’interessi evidente: Schippa lascerà il suo incarico comunale pochi mesi dopo le proteste.
A distanza di due anni le cose non sono cambiate: anzi, le minacce al sindaco dimostrano come gli interessi verso quell’area siano ancora forti. «Il problema è che adesso in Comune si respira una brutta aria» racconta Lorenzo Bolognini, portavoce del comitato locale del Forum Salviamo il Paesaggio, Forum che di recente ha manifestato il suo sostegno alla sindaca Conti. «Abbiamo all’interno dello stesso partito, il PD, due correnti contrapposte: una che sostiene le decisioni della Conti e l’altra che si oppone. Sarà interessante assistere ai nuovi strumenti urbanistici: speriamo che la sindaca riesca a mantenere il polso della situazione». Isabella Conti, invece, preferisce non rispondere ai giornalisti per non compromettere le indagini in corso.

Il caso di San Lazzaro non è l’unico. Cambiando Regione troviamo anche il caso di Borgarello, nel pavese, dove a ottobre di quest’anno il Comune si è visto recapitare una lettera firmata dalla Progetto Commerciale Srl che invitava formalmente l’amministrazione “a valutare il protocollo d’intesa consegnato nel luglio scorso, sottoponendolo alla deliberazione del consiglio comunale”. Nell’ipotesi in cui “l’amministrazione confermasse la propria arbitraria decisione di non procedere più alla realizzazione del parco commerciale multifunzione, resta inteso che la proponente si riserva di adire la competente autorità giudiziaria”. Il danno, la Progetto Commerciale, lo aveva già quantificato, mediante i propri avvocati: la richiesta di risarcimento era di oltre 2 milioni di euro. A questi vengono aggiunti i danni per mancato guadagno. Si parla in tutto di 19 milioni.