Tutta la verità sull’uso del suolo per l’allevamento

Quando si accusa l’allevamento di sfruttare o sottrarre suolo alla coltivazione di alimenti per l’uomo, è doveroso ricordare che la maggior parte dei terreni impiegati per allevare il bestiame non può essere direttamente utilizzata per produrre cibo.

I terreni da pascolo nel mondo

L’allevamento degli animali zootecnici avviene su ampie superfici di terreno, principalmente adibite al pascolo e alla coltivazione dei foraggi. L’area totale dei terreni agricoli attualmente utilizzata a livello globale per l’allevamento è 2,5 miliardi di ettari, che corrisponde a circa il 50% della superficie agricola mondiale e a circa il 20% delle terre emerse. La parte più considerevole di questa superficie, e cioè 2 miliardi di ettari, è costituita da praterie utilizzate dagli animali; oltre queste, 1,2 miliardi di ettari di superfici vegetate non sono pascolate perché molto povere o ad alta quota, oppure perché costituite da steppe ed ecosistemi arbustivi.

Tuttavia, questi terreni non adatti al pascolamento svolgono un ruolo attivo come riserve di carbonio e quindi per il suo sequestro dall’atmosfera. Dei 2 miliardi di ettari di praterie attualmente utilizzate dal bestiame, solo 0,7 miliardi di ettari circa potrebbero essere convertiti in seminativi per colture. I restanti 1,3 miliardi di ettari invece non sono convertibili, a causa di diversi fattori limitanti, quali l’eccessiva acclività, i suoli di limitata profondità o per la limitatezza dei cicli vegetativi. Di conseguenza, l‘unico modo di impiegare queste aree per la produzione di cibo per l’uomo è proprio attraverso l’allevamento del bestiame, in particolare dei ruminanti (bovini, bufalini, ovini e caprini).

Foraggi e mangimi

Oltre ai pascoli, l’allevamento del bestiame fa affidamento sui terreni coltivabili per la produzione di foraggi e mangimi. Il totale dei seminativi utilizzati per l’alimentazione degli animali è circa 0,55 miliardi di ettari, corrispondente al 40% dei terreni coltivabili globali. Gran parte di questi sono utilizzati per la coltivazione dei cereali, due terzi dei quali sono consumati da polli e suini.
Il bestiame è in grado, inoltre, di utilizzare a fini alimentari coprodotti derivanti dalla lavorazione dei semi oleosi o i residui della raccolta dei cereali, quali i panelli e la paglia, che coprono circa 0,13 miliardi di ettari di suolo ciascuno (ma la cui destinazione primaria è l’alimentazione umana). Solo 0,06 miliardi di ettari di terreno sono destinati alla produzione di insilati, fieni e barbabietole da foraggio e potrebbero effettivamente essere impiegati per ottenere cibo per l’uomo.

Alimentazione animale e umana

Insomma, la competizione per l’uso del suolo tra alimenti per gli animali e cibo per gli esseri umani è limitata e può essere ulteriormente ridotta ottimizzando l’impiego nell’alimentazione animale dei coprodotti derivanti dalla lavorazione e dai residui dei semi e cereali. L’alimentazione annuale degli animali consuma il 20% della biomassa globale, cioè 6 miliardi di tonnellate di sostanza secca. Gli animali zootecnici consumano solo un terzo della produzione cerealicola mondiale come mangime, cioè l’11% del totale degli alimenti ingeriti. Il resto, cioè l’86%, è composto principalmente da materiali vegetali ricchi in cellulosa, che non possono essere utilizzati direttamente come alimenti dagli esseri umani; in particolare l’erba, i fieni, residui colturali e i coprodotti delle colture.

I ruminanti, in particolare, svolgono un grandioso lavoro di trasformazione nel loro complesso sistema digestivo specializzato: consentono di convertire questi materiali vegetali fibrosi non edibili in quanto indigeribili per l’uomo, in proteine nobili, di alta qualità nutrizionale in quanto dotati di tutti gli amminoacidi essenziali per gli esseri umani.

Un ultimo aspetto poco conosciuto è relativo all’impiego degli animali quale forza motrice e di trasporto in agricoltura: più della metà della potenza erogata nel sistema rurale mondiale deriva dagli animali erbivori, in particolare bovini e bufalini, la cui alimentazione è esclusivamente costituita da foraggi e sottoprodotti.