Proprio ora che pullulano ristoranti vegani, che aprono nuovi locali per vegetariani e che gli scaffali della grande distribuzione hanno un’offerta strabiliante per tutti coloro che non mangiano derivati animali, si registra il trend in calo dei vegani e dei vegetariani. Sia da noi, sia Oltreoceano.

Negli Stati Uniti dal 2001 al 2023 gli americani che si dichiarano vegetariani sono passati dal 6% al 4%. A rifiutare la carne sono per lo più i liberals, ossia i “progressisti”. Non va meglio per i vegani, che dopo aver raggiunto il picco del 3% della popolazione nel 2018 sono scesi all’1% nel 2023, stando a quanto emerge da una recente indagine firmata dalla società di consulenza Gallup. Quanto al consumo di carne, negli Stati Uniti continuerà a crescere fino ad arrivare a poco più di 107 chilogrammi pro capite nel 2032, con un modesto incremento della carne di pollo rispetto a quella rossa.

In Italia lo scenario di riferimento è simile. I risultati del Rapporto Italia Eurispes 2023 mettono in luce il trend in calo della quota di vegetariani e vegani, ora al 6,6% del totale (erano l’8,2% nel 2021). Nello specifico, i vegetariani in Italia oggi sono il 4,2% del campione intervistato (contro i 5,4% del 2022 e il 5,8% nel 2021 e contro una media dei precedenti nove anni pari al 5,9%). Dati più altalenanti invece per la quota di vegani, che oggi sono il 2,4%: nel 2014, anno della prima rilevazione, erano lo 0,6%, per poi toccare il picco del 3% nel 2017, fino a scendere all’1,3% lo scorso anno e a risalire di nuovo nel 2023.

Cosa ci aspetta nel futuro?

La Commissione europea prevede per il 2031 una limitata riduzione nel consumo della carne di manzo, oggi a circa 70 kg a testa nel Vecchio Continente, compensata però da un incremento nel consumo di pollame, che dovrebbe arrivare ai 24,8 kg pro capite, nonché della carne di pecora e di capra, la cui produzione europea è prevista aumentare annualmente dello 0,3%. Il che significa che gli appelli a mangiare meno carne non hanno attecchito nel “mondo reale”. Del resto, considerare il settore zootecnico il male assoluto per l’ambiente è un tranello smentito dai dati scientifici, soprattutto i più recenti.
Come emerge dal libro “Carni e salumi: le nuove frontiere della sostenibilità”, recentemente presentato al Parlamento europeo, il comparto agricolo in Europa ha ridotto le proprie emissioni di oltre il 18% tra il 1990 e il 2021.
L’agricoltura oltre a emettere carbonio, contemporaneamente lo sequestra, quindi è più corretto parlare di bilancio fra le emissioni climateranti e sequestro di carbonio da parte degli agroecosistemi. Inoltre, in questi ultimi anni si sono sviluppare nuove metriche per calcolare le emissioni, che tengono in considerazione la tipologia di gas climalteranti e la loro permanenza in atmosfera, come quelle proposte da un team di fisici dell’atmosfera dell’Università di Oxford. Il risultato è che le emissioni dell’intero settore agricolo europeo peserebbero non l’11,8% o il 4,6% se compensate dai riassorbimenti del totale, ma diventerebbero negative, considerando la differenza tra gli inquinanti climatici a vita breve e quelli a vita lunga.

Carne Artificiale

Sull’altra falsa credenza di mangiare carne artificiale (o carne coltivata) per favorire una maggiore sostenibilità ambientale e nello stesso tempo evitare l’abbattimento di animali, gli italiani ci vanno con i piedi di piombo.
Nel Rapporto Italia Eurispes 2023 è stato chiesto agli intervistati se fossero propensi a mangiare carne coltivata in laboratorio ottenuta da cellule staminali e il 73,6%  propende per il no. In particolare, il 36,8% dichiara di essere sicuro che non mangerebbe carne sintetica e, in egual misura, il 36,8% dichiara che probabilmente non lo farebbe. Il 26,4% pensa invece che probabilmente e sicuramente la mangerebbe. Non mancano i più aperti a questa novità, ossia i giovanissimi (18-24 anni) più propensi a mangiare carne sintetica (32,5%).

La maggior sostenibilità della carne artificiale rispetto a quella tradizionale da allevamento non ha riscontro scientifico, di contro sono molti i dubbi. Secondo le stime della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, il consumo planetario di carne aumenterà del 14% al 2030, se questa domanda venisse soddisfatta solo con la produzione di carne artificiale l’ impatto ambientale sarebbe di gran lunga maggiore di quello che si avrebbe se il consumo fosse soddisfatto con i capi di allevamento. Secondo un gruppo di ricerca dell’Università della California di Davis, i reali impatti della carne artificiale sull’ambiente sarebbero fino a 22 volte maggiori della media dei dati ottenibili in letteratura, riferita a emissioni per kg di carne bovina disossata, libera da grasso, con aggiunta di frattaglie.