ilvaMezzo milione di tonnellate di amianto. Si trovano nell’Ilva di Taranto, e sommano pericolo a pericolo. Rischi a rischi. Allarmi ad allarmi. Migliaia di tonnellate finiscono nella discarica di rifiuti pericolosi presente nello stabilimento. Una discarica autorizzata per decreto ma che non è stata mai del tutto adeguata a contenere il materiale killer.

La denuncia arriva nel corso di una conferenza stampa alla Camera sulla situazione dell’Ilva e sul decreto in questo ore in votazione alla Camera che – tra le altre cose – prolunga i tempi per l’attuazione delle prescrizioni dell’Aia fino al 2017. L’incontro, organizzato dal M5S, ha visto la partecipazione dei parlamentari Davide Crippa, Alberto Zolezzi, Carlo Martelli, l’europarlamentare Rosa D’Amato e di una delegazione del Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti dell’Ilva che hanno a gran voce chiesto interventi per la città e un progetto politico ed economico che investa l’acciaieria considerando anche che da ieri è ufficialmente in vendita e il cui destino è più torbido che mai.
«Per bonificare l’Ilva servirebbero almeno 8 miliardi – ha detto in conferenza stampa Alberto Zolezzi, deputato M5S in Commissione ambiente e membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti – ma si creerebbero fino a 120 mila posti di lavoro. L’amianto viene portato nella discarica di Mater Gratiae, dentro lo stabilimento, ma senza che sia incapsulato. È una bomba a orologeria e operai e cittadini che vivono nei dintorni ne pagano le conseguenze».
Quella discarica, tra l’altro, è oggetto dell’inchiesta Ambiente Svenduto che vede indagati vertici aziendali e anche l’ex governatore pugliese Nichi Vendola.
«Siamo preoccupati e spaventati – dice Massimo Russo dei Liberi e Pensanti – la conversione degli impianti è impossibile. Viviamo tutti i giorni a contatto con l’amianto. Lo respiriamo. E questo ancora oggi, nel 2016, a 14 anni dalla messa al bando ufficiale dell’amianto in Italia».