Raddoppiati in 10 anni i boschi di castagne in Lombardia, passati dai 385 ettari del 2006 ai quasi 900 attuali. È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti regionale in occasione dell’inizio della raccolta di quello che un tempo era il “pane dei poveri” e che in montagna e nelle valli ha salvato dalla fame intere generazioni razie alle sue infinite qualità nutritive.
«Mia madre, che ha 75 anni, per una vita ha mangiato la Schelt, la tradizionale polenta fatta con le castagne piccole delle nostre zone fatte seccare e poi macinate» spiega Germano Squaratti, direttore del Consorzio della castagna della Valcamonica.
BioEcoGeo_Bosco_Castagne
“Quest’anno – sottolinea la Coldiretti Lombardia – la produzione a livello regionale dovrebbe sfiorare il milione di chili per oltre 30 milioni di castagne che verranno raccolte sino alla fine del mese, a seconda delle varietà e della posizione. Le ultime a finire nelle ceste saranno infatti quelle nelle zone di montagna sopra i 700 metri. La qualità è alta, senza funghi o muffe, e anche il cinipide, parassita asiatico che danneggia i frutti, è stato sconfitto grazie all’introduzione del Torimide, una specie di insetto “terminator” anche lui orientale, che distrugge le uova del parassita e poi si autoestingue quando non ci sono più gli imenotteri di cui si nutre”.
«Grazie ai risultati della lotta biologica – spiega Marco Bazoli, specialista del Servizio Fitosanitario dell’Ersaf – il cinipide sembra non costituire più un problema, la sua presenza non è più endemica ed è stato declassato a un livello di pericolosità fisiologica, come tante altre patologie. È stata una bella vittoria».
Possono così tirare un sospiro di sollievo i castanicoltori di tutte le zone della Lombardia, dove il record dei boschi spetta a Brescia con 420 ettari. A seguire:  Como con 143 ettari, Sondrio con 137, Lecco con 81, Bergamo con 77 ettari, Varese con 25 ettari, Pavia con quasi 10 e Monza Brianza con più di 3 ettari. La produzione inizia verso il quindicesimo anno di età – spiega la Coldiretti Lombardia – anche se “il grande vecchio” dei castagni lombardi, un vero e proprio monumento vivente, ha oltre 300 anni e si erge nel comune di Breno (Brescia).
“La castagna – sottolinea la Coldiretti Lombardia – è per la montagna quello che la zucca è per la pianura: un frutto della terra che può essere usato in mille modi: dagli gnocchi ai dolci, dalla polenta alle confetture. Oppure tagliate e cotte sul fuoco come le caldarroste. Il miele di castagno è indicato per le infiammazioni della bocca e della gola. Dal punto di vista nutrizionale, la castagna oltre a essere una riserva naturale di energia in vista dei freddi invernali, possiede anche sali minerali, ferro, vitamina B, fosforo e acido folico. I prezzi al dettaglio nella grande distribuzione per adesso oscillano, a seconda della varietà, fra i 5 e gli 8 euro al chilo”.