Trento è una città di 115mila abitanti, è capoluogo del Trentino ed è una delle città più ricche d‘Italia. Ma soprattutto è uno dei poli tecnologici di punta dell’Unione Europea.

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Negli ultimi anni, l’università di Trento ha ampliato i corsi di ingegneria e di informatica, il 70% dei dottorandi di informatica proviene dall’estero, ospita 350 ricercatori della Fondazione Bruno Kessler, che si occupa di nuove tecnologie e che, insieme all’università, ha creato una struttura che finanzia giovani start up, sostegno che arriva anche dalla Provincia, soprattutto per chi aiuta le aziende a vendere in prodotti in rete. Creando così una sinergia tra l’innovazione dell’ e-commerce e la tradizione dell’artigianato made in Italy.

E proprio grazie agli sforzi per l’innovazione, Trento è stata scelta dall’Unione Europea come sito d’eccellenza dell’Eit digital, l’Istituto Europeo di tecnologia e innovazione, che ha indetto un bando europeo per individuare idee innovative e trasformarle in servizi e prodotti di largo consumo.

3dLe altre città coinvolte sono Berlino, Parigi, Stoccolma e Londra. La bella notizia è che la sfida di Trento parte dai giovani, in un Paese, l’Italia, in cui il tasso di disoccupazione giovanile è altissimo. E allora è facile imbattersi nell’Hsl, un’azienda che ha come manager un ragazzo di 25 anni, con una laurea in economia, un anno di studio a Shanghai e tante idee che riescono facilmente a trovare spazio nel “sistema Trentino”.
Hsl è l’acronimo di Hic Sunt Leones, il grido di battaglia dei romani per indicare sulle carte geografiche i confini delle terre inesplorate. E mai nome fu più azzeccato, visto che l’azienda e il suo fondatore, Ignazio Pomini, sono stati i primi ad importare in Italia, proprio a Trento, dagli USA, la tecnologia delle stampanti 3d.
Era il 1989 e ha cominciato producendo pezzi di auto destinate a piccole aziende specializzate in auto di lusso. Poi c’è stata la crisi che, anche se in maniera ridotta, ha colpito anche loro e allora si è deciso di investire in altre strade, come ad esempio le lampade di design. Si è unito così il mondo dell’eccellenza dell’artigianato italiano con la tecnologia delle stampanti 3d, facendo nascere pezzi unici e rilanciando l’azienda. Ma questo è solo uno dei tanti buoni esempi di new economy che è possibile raccontare dal Trentino, che è sempre più la Silicon Valley del Belpaese.
A confermarlo anche la sensazione che si ha, se si fa visita a Le Albere, una zona della città di Trento in cui sono concentrate molte aziende, progettata da Renzo Piano, dove gli edifici sono fatti di legno e vetro, di pannelli solari sui tetti e dove la zona pedonale è attraversata da un ruscello, con alberi e cespugli. E dove i tanti giovani che vi lavorano, età media 30 anni, non hanno mai indossato giacca e cravatta, ma hanno sempre un computer o un tablet a portata di mano.

L’alta concentrazione di centri di ricerca permette di trovare i talenti e la sinergia tra aziende ed enti pubblici è cruciale: se la provincia non avesse sostenuto concretamente le start up, molte di queste aziende sarebbero state aperte all’estero o non sarebbero mai partite, togliendo linfa vitale a quello che, ad oggi, è un polo d’eccellenza europeo.