La peste suina: sintomi, prevenzione, controllo e impatto economico

La peste suina, nota anche come peste suina africana (PSA), è una malattia altamente contagiosa causata da un virus che si diffonde rapidamente, interessando suini domestici e selvatici.

La PSA è stata identificata per la prima volta in Africa all’inizio del 20° secolo. Qualche decennio dopo è stata segnalata in Europa (Portogallo 1957, 1960-1994; Spagna 1960-1995; Francia 1964; Italia 1967, 1969, 1978; Russia 1977; Malta 1978; Belgio 1985; Olanda 1986).
Ad oggi, in Italia, le regioni che hanno registrato almeno un caso di infezione sono Piemonte, Liguria, Lazio, Calabria e Campania, oltre alla Sardegna che riscontra tracce del virus dal 1978.

Sintomi e Diagnosi

I sintomi della PSA variano a seconda della virulenza del ceppo virale. Possono includere febbre alta, perdita di appetito, emorragie interne ed esterne e morte improvvisa. La diagnosi viene solitamente confermata attraverso test di laboratorio che rilevano la presenza del virus nel sangue o nei tessuti dei maiali.

Questa malattia non è trasmissibile dai suidi (maiali e loro parenti) all’uomo né attraverso il contatto diretto con animali malati, né tramite alimenti di origine suina. Tuttavia, l’uomo può essere un veicolo di trasmissione del virus attraverso la contaminazione di veicoli, indumenti, attrezzature e alimenti.

Prevenzione e controllo: le basi della bio-sicurezza

Attualmente non esiste un vaccino efficace contro la PSA, pertanto le azioni contro la diffusione del virus si basano su misure di prevenzione e controllo dei potenziali vettori del virus.

I principali veicoli sono gli animali infetti, il cui contatto diretto con i suini allevati causa la trasmissione del virus, in particolare  cinghiali selvatici e uccelli carnivori. Un secondo tipo di vettore è rappresentato dai prodotti di origine animale infetti, come carni o scarti di cucina. Inoltre, la diffusione della PSA può avvenire più banalmente attraverso il contatto diretto con oggetti come indumenti, veicoli o attrezzature contaminati.

Alla luce di ciò, vista la difficoltà di contenimento del virus, è necessario che gli allevatori di suini prestino la dovuta attenzione alle norme di bio-sicurezza nelle loro stalle, a partire dalla formazione e dall’informazione sulle strategie di prevenzione, nell’interesse della salute di loro animali e della salubrità dei loro prodotti.

Di seguito le principali misure di bio-sicurezza da adottare:

  1. Recinzioni: devono essere presenti recinzioni (reti metalliche, cancelli, muri di cinta e barriere) che assicurino il confinamento degli animali dell’allevamento ed impediscano l’accesso di altri suidi (cinghiali).
  2. Igiene e aerazione: rigorosa igiene e adeguata aerazione delle stalle.
  3. Disinfestazione e derattizzazione: regolare disinfestazione e derattizzazione ambientale.
  4. Disinfezione dello strumentario: disinfezione dello strumentario utilizzato nell’allevamento.
  5. Zona-filtro: predisposizione di zone-filtro prima degli accessi agli allevamenti.
  6. Formazione del personale: adozione di procedure adeguate per l’igiene e la sicurezza degli addetti.
  7. Mantenimento di una sorveglianza attiva, al fine di rilevare rapidamente nuovi focolai.
  8. Controllo degli ingressi: regolamentazione degli ingressi di persone negli allevamenti e dei mezzi di trasporto.
  9. Profilassi degli animali: profilassi degli animali (esami sierologici, vaccinazioni, ecc.).
  10. Alimentazione: è vietato somministrare per l’alimentazione degli animali rifiuti mensa/ristorazione o avanzi casalinghi.

Impatto Economico

In Italia sono presenti circa 8,8 milioni di suini in oltre 32,5 mila allevamenti, dei quali oltre il 50% si trova il Lombardia. Il settore suinicolo genera un valore di oltre 3 miliardi di euro a prezzi correnti, pari al 5,7% del valore complessivamente realizzato dall’agricoltura nazionale e quasi il 20% di quello realizzato dall’intera zootecnia, e l’industria dei salumi realizza un fatturato di oltre 8 miliardi di euro con un’incidenza del 5,6% su quello del settore alimentare nazionale.*

Per questo è fondamentale difendere il settore dalla PSA, il cui impatto economico potrebbe rivelarsi devastante, in quanto potenziale causa della morte di un gran numero di suini con conseguente perdita di reddito per gli allevatori. Inoltre, le restrizioni al commercio imposte per prevenire la diffusione della malattia possono avere un impatto significativo sull’industria suinicola a livello globale.

Di recente il Masaf ha stanziato oltre 19 milioni euro per supportare le realtà produttive colpite dal virus. «Si tratta di un impegno importante per intervenire con decisione nell’eradicazione della malattia trasmessa dai cinghiali e difendere un sistema produttivo centrale per l’economia e l’occupazione del Paese» ha commentato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

In conclusione

La peste suina è una minaccia significativa per l’industria suinicola italiana. È fondamentale che gli allevatori, i veterinari e le autorità sanitarie continuino a lavorare insieme per monitorare, prevenire e controllare la diffusione del virus.

 

*Fonte: elaborazioni RRN-Ismea su dati Istat e Federalimentare