«C’è un unico modo per rendere possibile effettivamente la costruzione del deposito di scorie in una determinata zona: la trasparenza». Parola di Philippe Lievre, sindaco di Juzanvigny, piccolo, piccolissimo comune francese a ridosso del deposito di scorie dell’Aube, il contenitore di superficie più grande del mondo per estensione. Può contenere fino a un milione di metri cubi di rifiuti radioattivi e oggi è pieno per un terzo.
Lo abbiamo incontrato in una mattinata di inizio settembre, dopo aver visitato la struttura che sorge nella regione francese della Champagne Ardenne, tra filari di viti e campagna coltivata a orzo, a 250 chilometri da Parigi. È come fare un tuffo nel futuro, e immaginare come dovrebbe – sulla carta e secondo i tecnici di Sogin – essere il deposito italiano: quello francese è di dimensioni superiori ma gli ingegneri di casa nostra lo stanno studiando e osservando da anni.
Una distesa di celle di cemento armato, alcune in costruzione, ospitano box che contengono i bidoni di rifiuti radioattivi (12mila metri cubi in tutto, il 30% della capienza totale) che prima vengono pressati meccanicamente per ridurre le dimensioni. Il tutto con estrema sicurezza. ce lo spiegano i tecnici di Andra, la società francese che gestisce il deposito: «Ogni anno vengono effettuati 12mila test, dall’acqua ai funghi – ci dice Soffiane Mekki, l’ingegnere nucleare di Andra che ci accompagna nella visita – e in accordo con il comitato locale, le analisi vengono svolte da organismi indipendenti che la comunità sceglie. Onestà e trasparenza sono i due ingredienti per superare i no dei cittadini».
Il sindaco, che fa parte del comitato locale di informazione, che collabora con Andra, ci spiega: «Chiaramente i 21 comuni che gravitano intorno alla centrale non volevano saperne di ospitarla. Parliamo del 1990 e ci fu anche un referendum consultivo dove il No vinse di gran lunga. Io sono arrivato qui dopo la pensione, volevo godermi la tranquillità e il benessere di queste zone. Ma impegnarsi in prima linea è stata una necessità».
C’è da dire che tutti e 21 i comuni della zona non arrivano a 3mila abitanti: una densità che in Italia non si manifesta neanche nei piccoli borghi medioevali. Però per due anni i cittadini hanno fatto opposizione: «La società Andrà ha partecipato alle spese di numerosi servizi e infrastrutture, e ogni anno contribuisce al pagamento delle tasse locali. Ma non è solo una questione di soldi: ci hanno aperto le porte del deposito e i loro documenti. Possiamo controllare tutto e porre domande: riceviamo sempre risposte. Inoltre siamo una delle zone più controllate di Francia: il livello di inquinamento è 100mila volte inferiore ai limiti di legge. I no pregiudiziali erano sbagliati: ce lo dimostrano tutti i giorni i dati di monitoraggio. Nemmeno le produzioni agricole locali hanno subito danni dalla presenza del deposito. Ma senza questa trasparenza sarebbe scoppiata una battaglia infinita».