Nutri-Score: aiuto al consumatore o rischio per prodotti tipici?

Nutri-score, l’etichettatura “a semaforo” per dare il via libera o lo stop al consumo di un alimento. Siamo certi che un’eccessiva semplificazione delle informazioni nutrizionali sia di reale aiuto al consumatore?

Quest’etichetta è nata in Francia nel 2017 e sta prendendo sempre più piede tra i paesi europei, come Germania e Spagna.  Lo scopo è quello di fornire un punteggio nutrizionale globale grazie ad una simbologia “semaforica” composta da cinque caselle con lettere e colori (A verde, B verde chiaro, C giallo, D arancione, E rosso).

Intuitivamente non è difficile capire che gli alimenti classificati come rossi andrebbero estremamente limitati, se non addirittura eliminati dalla propria dieta, e quelli verdi potrebbero essere consumati senza badare alle quantità.

Come ci insegna da sempre la letteratura scientifica, però, sappiamo che non esistono cibi buoni o cibi cattivi, ma solo diete più o meno equilibrate che prevedono l’inclusione di tutti i tipi di alimento, ognuno nella giusta dose.

Perciò, nonostante lo scopo nobile di scoraggiare il consumo di alimenti ricchi di sale, grassi e zuccheri, Nutri-score pretende di avvallare o vietare il consumo di un cibo a priori, senza informare sulle caratteristiche nutrizionali.

Inoltre rischia di demonizzare molti prodotti tipici della nostra dieta mediterranea di loro natura ricchi di grassi, favorendo cibi cosiddetti “light”, ma di dubbia salubrità.

«Il sistema di etichettatura a semaforo è fuorviante, discriminatorio ed incompleto e – sottolinea Prandini, presidente di Coldiretti, – finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta».

«Si rischia – precisa Prandini – di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di bocciare elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea, ma anche specialità come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il prosciutto di Parma le cui semplici ricette non possono essere certo modificate. È inaccettabile spacciare per tutela del consumatore un sistema che cerca invece di influenzarlo nei suoi comportamenti orientandolo a preferire prodotti di minore qualità anche perché – conclude Prandini – l’equilibrio nutrizionale va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo sullo specifico prodotto».

Anche il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Patuanelli si schiera contro l’utilizzo del Nutri-Score in Italia:«Vi posso assicurare che fino a quando sarò ministro – ha detto rivolgendosi agli imprenditori agricoli – mi batterò con tutte le forze affinché il tema del Nutri-score venga abbandonato perché è un danno enorme per il nostro settore. È un percorso che dobbiamo fare assieme con tutta la forza possibile in Europa perché è lì che si gioca il futuro dell’agroalimentare italiano e – ha rimarcato – dobbiamo avere la forza di imporre la nostra visione che va a tutelare non solo il settore ma anche la salute dei cittadini».