Il nobile intento di salvare il pianeta sta spingendo verso un’ecologia politica, mettendo ai margini una seria ricerca scientifica. Il rischio è di alimentare nuovi business vestiti da filantropia e dannosi per tutti.

In un momento storico dove l’ecologia politica domina sull’ecologia scientifica, l’uscita in Francia del libro “Gli ecologisti ci mentono!“, di Jean de Kervasdoué (edizioni Albin Michel), appare come una boccata d’ossigeno e apre un dibattito serio e approfondito sul ruolo della ricerca scientifica nell’affrontare le emergenze climatiche.

Prendendo posizione controcorrente sulla maggior parte dei temi e ponendo al centro del dibattito le reali emergenze ambientali, questo libro si occupa delle principali sfide per le generazioni a venire e si chiede: cosa ne sarà dei due miliardi di nuove persone che popoleranno il nostro pianeta nei prossimi anni?

Tutto questo, nel libro di Jean de Kervasdoué, viene messo sotto la lente della ricerca scientifica, portando a fare non poche riflessioni su quello che è diventato oggi l’ecologismo. Difesa dell’ambiente o macchina da soldi? Tutela del clima e della biodiversità o attrattore di facili consensi? Fonte di dibattito e ricerca scientifica o generatore di nuovi dogmi, miti e ideologie? Ricerca del bene per il pianeta e dei popoli o capriccio elitario per pochi?

Il caso Bill Gates

Hanno fatto molto discutere ultimamente le parole di Bill Gates, per il quale tutto il mondo sviluppato dovrebbe abbandonare il consumo di carne per darsi a quello di carne in provetta. Non importa se gli impatti di questi prodotti su clima e ambiente siano ancora ignoti, e neppure che lo stesso Gates abbia investito diversi milioni di dollari in alcune start-up dedicate alla produzione di alternative artificiali della carne. L’importante è fare proprio, almeno in pubblico, un pensiero green completamente mainstream.

Per promuovere i suoi ideali ed i suoi affari (escluso quello che lo vede impegnato nel rilanciare il business dei jet privati, si intende), il magnate americano sta presentando in giro per il mondo il suo ultimo libro “Clima. Come evitare un disastro. Le soluzioni di oggi le sfide di domani”. All’interno di questo voluminoso saggio, Gates propone appunto la produzione in laboratorio di carne sintetica destinata al largo consumo, con lo scopo di ridurre le emissioni di CO2.

BioEcoGeo_Carne Sintetica

Ancora prima della sua ultima fatica letteraria, era stato più chiaro in una intervista alla MIT Tecnology Review, in cui afferma chiaro e tondo che per il bene del pianeta, le persone dei Paesi ricchi dovrebbero mangiare solo carne sintetica. Ed infatti è dal 2013 che investe in società che sperimentano la produzione di carne in provetta.

Cosa possiamo ipotizzare? Le questioni principali sono almeno due:

  1. La prima è sulla genuinità del prodotto e della salute chiamata in causa.
  2. La seconda è sul conflitto di interessi di chi spinge in questa direzione.

La carne sintetica

Sul primo punto le questioni sono molto aperte e ancora poco chiare. Ad esempio, le origini animali o vegetali da cui verrebbe tratta la carne sintetica. Si parla di cellule staminali animali, raccolte quando l’animale è vivo, che coltivate in vitro creerebbero un muscolo a tutti gli effetti.

In questo articolo apparso su Singola.net, si trovano interessanti distinzioni e definizioni e legittime domande da porsi. Sono cellule animali o vegetali? Se animali, di quali e in quale momento di vita o morte sono prelevate e in che modo? E se sono vegetali, sono di origine naturale oppure nate da modificazioni genetiche (OGM)? Domande semplici e legittime che qualcuno inizia a porsi e di cui non si hanno ancora risposte molto chiare.

Se l’intento di Gates pare giusto (salvare il mondo dal riscaldamento globale), resta molto parziale e privo di un chiaro consenso scientifico. Non è infatti vero che la maggior parte di CO2 è prodotta dagli allevamenti, e nemmeno che la filiera delle carni è così insostenibile come la si dipinge (su questo argomento i produttori di carne tedeschi hanno scritto una lettera aperta allo stesso Gates, ricordandogli come stanno davvero le cose in Europa) e non è detto che il fabbisogno alimentare del mondo debba essere soddisfatto senza carne e prodotti animali. Altro dettaglio importante: la voce sprechi pare non sia mai citata da Gates & Co.

Del resto gli investimenti del fondatore di Microsoft non si limitano ai laboratori, ma passano anche per i campi. Tanto che ad oggi Bill Gates, che da anni investe nell’acquisto di terreni agricoli, è il più grande proprietario terriero degli Stati Uniti. Saranno coincidenze, quelle di promuovere la carne sintetica quando la si vuole produrre, o le diete plant-based (senza badare agli sprechi) quando si è latifondisti, ma il dubbio che quello di Bill Gates continui a chiamarsi business, invece che filantropia, può anche venire.

Il conflitto d’interessi

E così ci colleghiamo al secondo punto, quello sul suo conflitto di interessi. Per carità, che un uomo d’affari promuova le sue attività è lecito, ovviamente, ma qualche dubbio sull’effettiva “eticità” di certe sue prese di posizione viene. Ne vengono molti alle persone veramente interessate alla tutela di clima ed ambiente, che sempre più di frequente iniziano a chiedersi una cosa: gli ambientalisti d’élite ci mentono?

Una domanda a cui serve dare al più presto risposte chiare ed oneste, anche attraverso un serio ritorno all’ecologia scientifica. Prima che l’orientamento verso la sostenibilità diventi una barzelletta priva di valore. O un affare per pochi.